Il Luogo
Il tempio di Śrī Lalitā Tripurasundarī è situato in provincia di Savona ad Altare località Pellegrino.
Altare e Pellegrino: non ci possono essere nomi più appropriati ad un luogo spirituale.
Sulle origini del nome Altare, che richiama immediatamente suggestioni sacre, ci sono ipotesi diverse: alta res, località situata in alto, così definita dai Romani provenienti dalla Riviera; oppure alta ara, altare situato in alto, indicando per i rivieraschi un rifugio sulle colline dell’entroterra sicuro dai pirati e dai Saraceni. Se il richiamo spirituale del toponimo è esplicito, esso è anche rievocato dalle molte leggende – da quella dei monaci benedettini che dall’isola di Bergeggi fondarono un sito ad Altare chiamando dalla Francia e dalle Fiandre alcune famiglie di vetrai ad esercitare l’arte vetraria – al passaggio di pellegrini che dalla Francia e dall’Europa in cammino verso il cuore dei Luoghi Santi, la Terrasanta, raggiungevano il porto di Noli per imbarcarsi verso la meta della devozione.
Pellegrino è colui il quale la sua meta è il luogo sacro dove offre senza esitazione il sacrificio del sé nel Sé. La mente è il pellegrino che, nella continua ricerca della verità, la trova nella profondità del proprio cuore: l’Altare dell’Essere.
“Esiste un Tīrtha dove bisogna sempre bagnarsi e questo è il Tīrtha della mente (mānasatīrtha). È profondo, limpido e puro; la sua acqua è la verità (satya) e la conoscenza metafisica (brahmajñāna). Coloro che prendono questo bagno vedono i principi, la vera natura delle cose (tattvadarśin)”. (Mahabharata)
Tīrtha o kṣetra sono luoghi sacri dove si percepisce con potenza la presenza del divino. Possono essere un fiume, un albero, un monte. Tīrtha in sanscrito significa “guado, passaggio, via, la porta che conduce da uno stato ad un altro, strumento per ottenere ciò che si desidera”.
Anche un tempio è un Tīrtha, in quanto viene costruito in luoghi speciali.
Seppure alcuni luoghi siano ritenuti più sattvici e puri rispetto ad altri, quindi catalizzatori di energie spirituali, si crede anche l’inverso, ovvero che la presenza di un tempio o di uomini illuminati e saggi abbia il potere di rendere divino qualsiasi sito.
Ma, il Tīrtha per eccellenza, il luogo sacro per eccellenza, è là dove gli Dèi nascosero una piccola parte di sé, il cuore dell’uomo.
In questi luoghi si recano in pellegrinaggio i devoti. Il pellegrinaggio ai luoghi sacri, tīrtha-yatra, è un mezzo di espiazione che caratterizza la vita religiosa indù.
Il tempio del monastero Math Svami Gitananda Ashram rappresenta:
– un luogo dove si richiama la presenza del divino, un luogo di pace, di preghiera di purezza spirituale, di devozione;
– il luogo della celebrazione dei rituali tradizionali del Sanātana Dharma, samskara e festività, che assume una funzione sociale e culturale;
– il luogo del rito che palesa la parte esteriore, bhayranga, in cui l’aspetto iconografico rappresenta le varie tappe del viaggio metafisico che il devoto percorre attraverso il simbolo. Il rituale dunque diviene esperienza spirituale e sadhana, pratica devozionale e rituale secondo la tradizione di appartenenza.
Il luogo dove sorge il tempio del Gitananda ashram è sicuramente peculiare: lungo un crinale boschivo, costituito da antiche rocce alla base delle quali sgorgano inaspettate e ricche sorgenti d’acqua. Tradizionalmente il tempio indù è posto in luoghi geografici particolari, ad esempio nei pressi di sorgenti d’acqua o cascate, grotte e fiumi. Secondo l’induismo, la forza della natura, il suo potere vigoroso, rende più inclini alla contemplazione di Dio.